...Non avevo più alcun dubbio al riguardo: il ragazzo doveva per forza essere narcolettico, altrimenti non si spiegava la sua improvvisa perdita di conoscenza. Per un attimo rimasi immobile, senza saper come agire: non riuscivo a decidermi ad aiutare il giovane che giaceva ai miei piedi, ma lo sentivo respirare senza affanno, chiaro indizio del fatto che stava dormendo sereno. Un attimo dopo ero già chino su di lui, a rovistargli nelle tasche dei pantaloni, cercando di non risvegliarlo. Fu un gioco per me impossessarmi del suo portafoglio: al suo interno trovai un bel po' di banconote che, lesto lesto, mi infilai in tasca; rimisi il resto esattamente dove lo avevo preso e mi allontanai, raggiungendo finalmente la locanda in cui pernottavo. Una volta richiusa alle spalle la porta della mia camera-soltanto allora!-mi resi conto di ciò che avevo fatto giusto pochi minuti prima: avevo derubato un uomo! Avevo commesso un furto bello e buono ai danni di una persona che, tra l'altro, non poteva reagire, perchè avvolta nell'oblio, ma la cosa che più mi sconvolgeva era la totale assenza di rimorso che provavo per il crimine compiuto. La malvagia aura di Rivaroland cominciava ad aver effetto anche su di me...
Capitolo Precedente |