Capitolo 22

 

...Troppe emozioni mi avevano davvero stancato: sentivo le palpebre farsi sempre più pesanti e non vedevo l'ora di trovarmi al sicuro nel mio letto. Una volta fuori fui investito da una folata d'aria fresca che contribuì a cancellare parte della mia stanchezza, accumulatasi all'interno del "Dragone" anche per via del caldo opprimente. Non ero solo, tuttavia: pochi minuti dopo essere uscito dal locale cinese ero stato affiancato da un gruppo di giovani, tutti vagamente "alticci", che, ondaggiando, cantavano a squarciagola canzonacce con la voce impastata dall'alcool. Al mio fianco ritrovai il trionfatore della rissa che, percorse poche centinaia di metri, rimase il mio unico accompagnatore. Scambiando con lui qualche battuta appresi che il suo nome era Nuca Pregoli, ma mi resi conto fin da subito che il suo comportamento aveva un che di anomalo: il ragazzo alternava momenti di estrema lucidità, durante i quali appariva serio e quasi irascibile, ad altri in cui la sua attenzione sembrava rapidamente scemare e sul suo volto spento-gli occhi semichiusi-si dipingeva un vago sorriso da deficiente. Improvvisamente, per la seconda volta, lo vidi piombare a terra <<come corpo morto cade (D. Alighieri)>>...

 

 

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