Capitolo 20

 

...Per un attimo nel locale si creò un silenzio quasi irreale, interrotto dalla voce gutturale del negrone, che, ritenendosi il vincitore assoluto, si rivolgeva verso il pubblico cercandone l'approvazione. Guardai il ragazzo a terra: sembrava che dormisse, ma sicuramente la mia doveva essere un'impressione sbagliata. Improvvisamente lo vidi alzarsi, sparire dietro il bancone e materializzarsi alle spalle del suo ignaro avversario-il tutto in un decimo di secondo-brandendo un'enorme bottiglia. Il rumore fu tremendo: tutti sentirono le ossa del cranio del povero nero rompersi a causa del tremendo urto con il bottiglione, lo videro cadere esanime e giacere nel suo sangue. Seguì un boato assordante: mentre gli avventori schiamazzavano ebbri ed eccitati, il vincitore, in maniera assolutamente antisportiva e vergognosa si accaniva sul corpo dello sconfitto, oramai incapace di reagire. "Casso, ah negro negro, ah volevi fare il fenomeno, casso...Prendi questo, Ciaras de figa..." erano le parole che, smozzicate e torrentizie, uscivano dalla bocca del ragazzo, che, a discapito dei lineamenti e dell'aspetto nel suo insieme, non era albanese-come in un primo tempo avevo pensato-ma italianissimo...

 

 

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